Noi di Tarzia Elia

I edizione 2022

Scrigni schiusi

“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.

Gianni Rodari, La grammatica della fantasia, Einaudi, 1973

Questo percorso raccoglie le poesie che sono state premiate nella prima edizione del Concorso Semi diVersi, svoltasi nel 2022 per volontà dell’Amministrazione Comunale di Riese Pio X e che ha visto partecipare 247 persone dagli 8 anni in su.
L’edizione prende ispirazione dal pensiero di Gianni Rodari e il nome del Concorso, “Semi diVersi”, ne è la conferma. Ognuno di noi è un giardino con le zolle sempre aperte, pronte a raccogliere semi: quello che ci succede, che ci condiziona e che ci fa diventare quello che siamo dipende dai semi che lasciamo entrare nelle nostre zolle di terra. I semi sono le persone che scegliamo di frequentare, quello che leggiamo e quello che vediamo in televisione, ciò su cui soffermiamo la nostra attenzione, fino alle parole che ascoltiamo e pronunciamo.

Le parole scelte dagli autori e dalle autrici di queste poesie non solo fanno luce su un sentimento, un pensiero o un sentire personali ma sono la dimostrazione di come ognuno possa appropriarsi della parola e farne un uso autonomo, dando espressione alla propria creatività e soprattutto alla propria libertà. Probabilmente questo intendeva Gianni Rodari con il suo “motto”, a indicare che non diventassimo poeti o scrittori ma cittadini dotati di linguaggio espressivo, ricco e articolato, libero e responsabile, forniti, oltre che dei diritti, di un’espressione verbale o scritta piena, forbita e varia.

Categoria Bambini

PRIMO PREMIO

L’autrice ha espresso con la poesia la sua sensibilità verso il mondo esterno e l’urgenza di uno sguardo profondo per meglio conoscerlo e comprenderlo. Tutti i giorni guardiamo il mondo e ciascuna sua meraviglia. Spesso senza scorgere la grandiosità delle cose più semplici.
Guardarlo con occhi diversi, disincantati o meravigliati, significa coglierne il mistero, l’autenticità, l’unicità, i colori della natura che ci chiama sempre, ma a cui spesso non rispondiamo.
C’è un che, vago, di montaliano, in un componimento scritto con grande lucidità.

“Guardare il mondo con occhi diversi”
Questo tutti quanti mi dicevano in versi.
Guardare il mondo da lontano
E vedere i dettagli che non distinguevamo.
Capire la gente e lasciare perdere,
per tendere il viso al Paradiso.
Nelle cose più piccole cercare le amicizie
Per sapere amare e poi continuare.
Guardare dalla finestra una bandiera sventolare.
Pensare al mondo che ci circonda
E alla gente che lo abita gioconda.
La gente parla ma non ascolta
Di strada da fare ce n’è ancora molta.

SECONDO PREMIO

Componimento dal ritmo vivace e incalzante che celebra l’autunno e i cambiamenti che porta nella natura e nel mondo dell’uomo. Le rime baciate, le onomatopee e la personificazione della stagione resa con la lettera maiuscola, impreziosiscono la poesia senza toglierle leggerezza.

L’Autunno è arrivato
Quatto quatto,
foglie nei cortili
sorrisi di bambini.

Plof, plif, pluf
la pioggia d’Autunno,
gli scolari in pulmino
la merenda è un panino.

Tutti in classe a studiare
la campanella sta per suonare,
oggi si fa poesia
una vera magia.

La campanella è suonata,
la scuola è terminata,
fuori c’è l’Autunno
esulta ogni alunno.

Mucchi di foglie dappertutto
bambini ovunque
con il cappotto,
e l’Autunno col giubbotto.

TERZO PREMIO

Componimento profondo, pieno, brevissimo e semplice, ma ricco di aggettivi che descrivono perfettamente una parte del corpo umano spesso poco, o per nulla, considerata. Nella sua brevità la poesia presenta il potere insito nelle nostre mani, capaci di compiere azioni, lavorare e, intenzionalmente o meno, di comunicare ed esprimere affetto.

Piccole
Corte, magre
Ruvide,
sporche di terra,
segnate di colore,
forti e robuste
sanno stringere
e accarezzare.

Quadro semplice ma chiaro ed emblematico di una piccola comunità, quella di un gruppo classe, importante luogo di crescita e di confronto in cui ognuno apprezza l’altro nei pregi e nei difetti e riconosce come ciascuno contribuisca alla coesione del gruppo e al senso di completezza che ne deriva. È espressa in modo limpido e netto l’intuizione che nessuno esiste se non nella relazione con gli altri.

Sulla porta della mia classe c’è un gran disegno: 14 bambini, in cerchio, che si tengono per mano. Siamo noi, la classe terza C:
G. scherza sempre,
S. è silenziosa,
L. è un po’ vivace,
A. è sempre gentile e molto amica di G. che è un po’ vanitosa,
F. è sorridente,
E. è un vulcano e “fidanzata” con A. che è avventuroso,
L. è un’amica birichina,
M. è giocherellona,
T. è allegra e… credo di piacerle,
F. è un po’ distratto,
S. è un intuitivo un po’ matto ed è mio fratello.
E infine ci sono io, E. Chissà come mi vedono gli altri…
Siamo tutti diversi e a me piace così perché assieme ridiamo,
impariamo e discutiamo ma assieme ci completiamo.

La nonna di Guidolin Jessica

Componimento in rime baciate ed alternate che omaggia l’operato di una nonna per tutta la famiglia, passando dall’affetto alla cucina, dal gioco alla saggezza. Poesia allegra e felice per celebrare una figura che, come diceva il maestro Ercole Bonjean, rimane sempre giovane perché vive un tempo senza confini.

Se sulla Terra brillasse una stella,
come la nonna sarebbe bella.
Lei è dolce e gentile
come una giornata d’aprile!
Si fa in quattro per tutti,
per quelli belli e per quelli brutti:
distribuisce caramelle
e ne combina anche delle belle!!
Infatti, è così carina
che quando gioca con noi,
ritorna bambina …
Coccolandoci con una pastasciutta,
diventa nostra complice
se ne combiniamo una brutta!
Infatti, è per noi come un’ultima spiaggia
perché è sempre molto saggia.
Ci consiglia
se timore ci piglia
di deludere qualcuno;
così ci rincuoriamo
senza avere più paura di nessuno.
La nonna è il nostro salvagente,
senza di lei non funzionerebbe niente!

Una rondine vola di Santin Niklas

Visione pura e intimistica del volo di una rondine, da ricordare anche il giorno successivo, quando la routine quotidiana avrà il sopravvento sui momenti di pausa e riflessione. Il ritmo lento, seppur cadenzato in versi brevi, richiama la calma del momento serale contrapposta alla frenesìa del giorno a seguire e ricorda la necessità di ritagliarsi momenti di lentezza per assaporare le svariate sfumature del mondo circostante.

Al calar del sole
Sorvola la città
Una bellissima rondine
Mi trasmette felicità.

Le sue grandi ali
Mi avvolgono in un manto
Quasi mi emozionano.
È bellissimo il suo canto.

Adesso devo andare
Domani mi aspetta la scuola,
Ma mi ricorderò
Della rondine che vola.

Categoria Giovani

PRIMO PREMIO

Rime alternate, lessico secco e ricercato, frequenti troncamenti delle vocali finali nelle parole, accostamenti di aggettivi e sostantivi appartenenti a sfere sensoriali diverse sono protagonisti in questo testo che accompagna il lettore nel breve passaggio dalla notte all’alba e contrappone il buio e la paura della prima alla luminosità e al colore della seconda. Nonostante però sia comparsa la luce, gli occhi dell’autore sono privi di sorrisi e il suo cuore è afflitto. La poesia, densa di immagini potenti e originali, ritrova la sua immediatezza drammatica, teatrale e scenica

Incubi latranti sfocan preziosi la notte
rampicati su spartiti come note sprecate.
Abbattuto il sognatore teme di perder le rotte:
le lancette fan soprusi come fossero dannate.

Attimi primizi assorbon pastelli lievi
follie si pigian in nuvole di porpora.
Vividi riflessi tingono querce, piazze e siepi
specchiati sull’acqua la loro luce folgora,

spremon emozioni in chi cauto li coglie
alle volte raffinan e fan brillare gli indecisi,
illuminan d’onore dei caduti le spoglie.

Specchian ogni alba all’arrivo del sole
spenti gli occhi miei privi di sorrisi
respiri che continuan mentre il cuore duole.

SECONDO PREMIO

Dal tono pirandelliano, la poesia presenta la vita come periodo vissuto da attori sul palco teatrale del mondo, a volte sconfinato, a volte ridotto allo spazio intimo di una casa. Altri attori, vicini o lontani, condividono la stessa esperienza, svolgendo tutte le azioni primarie necessarie alla sopravvivenza ed elencate, sapientemente, nella seconda strofa, in cui tutti i verbi sono coniugati alla prima persona plurale ad indicare che questa esperienza di recitazione è realmente una prova in comune con gli altri. Neanche le persone amate che condividono lo stesso spazio di vita affievoliscono la recitazione secondo il ruolo prestabilito.

La vita è teatro
siamo tutti attori
manovrati da fili invisibili
plasmati,
inconsciamente,
e senza rendercene conto
recitiamo chi siamo.

Parliamo e ci muoviamo,
ridiamo e piangiamo,
camminiamo e strisciamo,
mangiamo e beviamo,
viviamo e moriamo,
interpretando un personaggio
conosciuto alla perfezione.

La Terra è il teatro
la creiamo,
la modelliamo e la modifichiamo,
registi
di una vita che viviamo
di un luogo famigliare
grande come il mondo
intimo come una casa.

Attori della nostra vita
recitiamo su uno sconfinato palcoscenico
spesso solo in un angolo,
la nostra casa
un luogo privato,
condiviso con persone amate.
E noi recitiamo noi stessi.

TERZO PREMIO

Poesia breve, piena di carisma, diretta, ben costruita, con una punta di velato ermetismo. L’autrice si muove tra i versi nella consapevolezza dell’importanza del ricordo e della memoria, elemento indispen- sabile a dare un senso alla vita umana e non farla assomigliare a quella breve, fugace, impalpabile della farfalla. La memoria del passato non solo consente di evitare di ripetere errori commessi ma aumenta la capacità di affrontare il futuro.

Senza ricordi niente è vissuto.
Quando il mio si dissolverà,
potrei vivere come farfalla
senza riconoscere umanità,
e dopo due tramonti dimenticare.

Alpini: ieri, oggi, domani  di Bevilacqua Lisa

Prendendo in esame le gesta del passato e l’aiuto offerto nel presente alla comunità in ogni momento di bisogno, la poesia si costituisce come un inno di ringraziamento al corpo degli Alpini. Le rime baciate donano freschezza e ritmo ad un componimento impegnato che a tutti gli effetti può essere considerato un germoglio di poesia civile.

Chi è morto ha lottato fino alla fine per la comunità
ora diamo a chi nascerà l’opportunità
per difendere quale sarà
l’ideale per cui vivrà e respirerà.
Per i nostri diritti gli Alpini han combattuto
e molte vite han perduto.
Alla prima campana son partiti,
in gran numero, mai finiti,
per valli e montagne hanno marciato
ed il moschetto hanno impugnato.
Al secondo rintocco eran pronti
marciando sempre per città e ponti,
a salvare civili innocenti,
persone semplici e impotenti.
Oggi sono qui tra noi ad aiutare
chi ha dei momenti difficili da superare,
cappello in testa e piuma colorata,
si ritrovan in una grande adunata;
nel tuono e nella tempesta,
Alpini, fieri e alta la testa,
e con il freddo ed il gelo
ci metton sempre tanto zelo.
Certe volte non ci accorgiamo
di chi lavora per noi e non ce ne curiamo,
un piccolo gesto di solidarietà
può dare a molti una possibilità;
perchè chi non è fortunato
non per questo va dimenticato.
Gli Alpini nella comunità sono degli eroi,
resteranno sempre un grande esempio per tutti noi.
Chi è Alpino per sempre lo resterà,
per difendere ciò che ieri era, oggi è e domani sarà.

Il mistero della vita di Sanvido Alessia

L’autrice paragona in questo testo la nascita e la crescita di un bambino alla nascita e alla crescita di un albero. È efficace l’immagine evocativa del seme nel sottosuolo e delle risorse necessarie per la sua trasformazione in pianta, così come altrettanto fondamentali e incisive sono le persone che vivono accanto ai bambini e la qualità delle relazioni che intessono con loro. Il mistero della vita è descritto negli ultimi versi: esso non è racchiuso nel momento della venuta al mondo, ma in quello, più prolungato nel tempo, della crescita nel mondo.

Ieri, quand’ero ancora un bambino,
l’albero non era che un piccolo semino.
Nel terriccio, al caldo, se ne stava
e del mondo circostante non se ne curava.

Però, ciò che da piccoli ci sognavamo del nostro futuro,
oggi non è che una nebbia fitta e un cielo scuro.

Il domani, un anello alla volta lo dobbiam costruire:
dobbiamo essere pronti a reagire.
Nonostante le intemperie e le difficoltà,
qualcuno pronto ad aiutarci sempre ci sarà.
Come l’acqua e il sole aiutano a sviluppare solide radici in un fragile semino
gli amici e la famiglia sono le fondamenta per un piccolo bambino.

Rosolina Mare di Pivato Angelo

Sostantivi e aggettivi di questi versi inquadrano il litorale naturalistico di Rosolina come in una fotografia: flora e fauna sono descritti con il lessico specifico del luogo e i versi brevi, talvolta formati da una sola parola, contribuiscono a dare rilievo e rallentare lo sguardo sui singoli soggetti: minuti, nascosti, quasi ovvi e insignificanti nella realtà, ma resi chiari e nitidi dallo sguardo attento e dalla parola ferma dell’autore.

Pineta
Dove si celano colorate ghiandaie
e timidi scoiattoli
Tra le chiome dei pini
Dune
di sabbia
abitate da pungenti caccatreppole
Granchi
In fuga dai mostri rosa
Tronchi
trasportati
sulla riva
Scorcio
di mare
Sole
scende
tra sfumature di colore
Paradiso naturalistico
Rosolina mare

Categoria Adulti

PRIMO PREMIO

Quello che a una prima lettura, già nel titolo, sembra essere un errore ortografico è in realtà il nome del più grande telescopio mai lanciato nello spazio, che grazie ad una tecnologia d’avanguardia è in grado di captare immagini nitide e dettagliate, impensabili fino a un anno fa. Nella poesia, questo telescopio a infrarossi osserva la Terra dallo spazio e punta la lente sui suoi abitanti: passando dalla guerra in Ucraina alla politica italiana, senza dimenticare tradizioni, storia, prodotti tipici, economia, religione, arte e cultura, l’autore dedica un solo rapidissimo verso, rigorosamente in rima baciata col successivo, a ciascuno di questi ambiti, come farebbe un pittore preso dalla smania febbrile di rappresentare più contenuto possibile con una sola pennellata. Non mancano nemmeno giochi di parole, vere e proprie licenze poetiche, a dare al testo un taglio “su misura” e perfettamente cucito al territorio.
Un’istantanea del mondo attuale, foriera di riflessioni sul potere dell’uomo e dei suoi sogni.

Grillini cantano un sogno di mezz’estate
Grilletti e bombe amaramente innescate

Giratondini rallegrarono antiche sagre
Mussi succulenti graziati da anni di vacche magre

Draghi e cavalieri resero il Castel franco
Glera imbottigliata nella cassaforte di Castelbrando

Un papa riese pio il decimo comandamento
Del Vecchio che ci lascia il ricco testamento

Un sindaco mette il pendolare sul chi vallà
Le tre grazie non ti guardano negli occhi al tempio di Canovà

I sogni plasmano il mondo*

*Neil Gaiman

SECONDO PREMIO

La metafora dei funamboli in pericoloso equilibrio sulla corda della vita restituisce l’immagine della continua ricerca di stabilità che l’essere umano persegue a tutte le età, perennemente in bilico tra dovere e piacere, passato e presente, tempo per gli altri e tempo per sé. I versi brevissimi, spesso costituiti dalla sola congiunzione “e”, riflettono il rischio e la difficoltà di poggiare un piede dopo l’altro ponderando attentamente scelte e decisioni, nel timore che qualunque cambiamento possa portare a rovinose cadute.

Paura che tutto o, qualcosa, muti.
Funamboli sulla corda a mantenere l’equilibrio
Piede
dopo
Piede
In mano le bilance:
Scuola
e
Gioco
Bambini funamboli Piede
dopo
Piede
In mano le bilance:
Lavoro
e
Vita personale
Giovani Funamboli Piede
dopo
Piede
In mano le bilance:
Tempo
E
Vita vissuta,
Rimpianti
e
Desideri
Adulti funamboli. La ricerca della stabilità, della misura,
attenti a non sbilanciarsi.

SdF
SocietàdiFunamboli

TERZO PREMIO

La visione delle vicende politiche e umane che si sono affastellate sul pianeta nel 2022 assumono, in questa poesia, le forme geometriche di sfere, piani e semicerchi. La descrizione della crudeltà dell’uomo, definito “mortifero scherano”, lascia spazio, alla fine, alla felice suggestione del movimento oscillatorio di un’altalena e della sua somiglianza ad un arcobaleno, e chiude il testo in chiave ottimistica e di speranza.

SFERE
Questo mondo rotondo
Che rotola giocondo
Rischia di finire
In un istante
Nel buio più profondo
Per mano di un lestofante

PIANI
C’è chi lo preferisce piatto
E vuol farne un campo da biliardo
A suon di bombe e arnesi di tal fatta
Con tante tante buche
Per infilarci umani
Inadatti a vivere
A detta di mortiferi scherani

ARCOBALENI
Altalene di bambini
Si tuffano nel cielo
Disegnando ampi sorrisi
Sopra mucchi di macerie
E nell’aria aleggia
Profumo di futuro

Alberi sul tramonto invernale (7/12/1998)  di Baggio Mara

Tre versi racchiudono la visione di un tramonto d’inverno, in una poesia che è quasi un haiku dove una similitudine fa da protagonista paragonando i rami di un albero alle braccia dell’uomo. La ricerca dell’ultimo spiraglio di sole suona come un atto di resilienza in cui ricerca e speranza si fondono per far fronte alla stagione più fredda.

Come braccia protese
A catturare
L’ultimo spiraglio di sole.

Rammendo in poesia (7/12/1998)  di Cibin Cristina Maria

La metafora del rammendare una stoffa logora e lacerata ben si presta a svelare il potere della parola in poesia che, come un filo si svolge dal suo gomitolo per il lavoro di cucito, così essa si rivela e si sbroglia, fino a vestirsi a nuovo nella composizione di versi, nella creazione di una trama nuova e nobile. Il lessico ricercato ma non artificioso contribuisce a dare raffinatezza al testo e a rinforzare l’immagine di un tessuto, e di un parlare, pregiati e raffinati.

Lavoro di fino ed ornato
che nella cultura dipana
aiuta a fiorire, si nutre
e ratto s’invola, inclito
s’esplicita e veste a nuovo per
trasformare la rabbia in
mare, cielo e terra possibili con
riti di pace, di gioia, di luce:
semina e fa germogliare talenti.
Ad imbiondir il vagheggiar etereo.